giovedì 10 aprile 2014



La crisi del '29



La crisi del '29 segnò in modo traumatico l'opinione pubblica mondiale, dal momento che fu un evento negativo tanto sentito quanto improvviso, perché colpì il Paese che meno sembrava esposto ad una possibile catastrofe economica e al quale tutte le economie europee guardavano come a un riferimento indispensabile per il loro equilibrio finanziario e commerciale. 
Negli Stati Uniti degli anni Venti, chiunque disponesse di un certo capitale, era nella condizione di aprire una banca senza subire eccessivi controlli; in questo modo crebbero i piccoli e medi istituti di credito, che permisero alle città di finanziare imprese industriali e agricole a tassi modesti. Questo provocò una crescita della produzione e degli investimenti, in seguito ad un aumento esponenziale della domanda basata sulla spesa dei risparmi accumulati durante la guerra. 





Il livello dei salari era però rimasto stabile o cresciuto con dei ritmi inferiori rispetto a quelli della crescita della produzione: il mercato si era via via saturato. Non fu possibile ricorrere al mercato estero, dal momento che i paesi europei avevano già ridotto gli acquisti dei prodotti industriali e agricoli americani. L'agricoltura fu uno dei settori che risentì maggiormente della crisi: migliaia di famiglie di piccoli coltivatori o di braccianti vennero trascinate sul lastrico insieme a tantissime banche rurali. Steinbeck si riallaccia alla crisi drammatica che investe questo settore, affrontando il mito della frontiera, dell'avanzata verso ovest alla ricerca di nuove terre, ribaltandolo e interessandosi alle storie dei coltivatori, costretti dalla recessione economica e dalla meccanizzazione a lasciare le terre del Midwest per la California.     

DOCUMENTARIO SULLA CRISI DEL '29

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