L'aratro
"[..] Poi indugiò sulla soglia del capanno attrezzi, dove non c'erano più attrezzi, solo una punta d'aratro spezzata, un rotolo di fildiferro in un angolo[...]" (pag.57)
L'aratro (lat. aratrum, dalla stessa radice di arare "arare"), utilizzato per l'aratura, è costituito da una trave sulla quale sono innestati un coltello che taglia la terra verticalmente, un vomere che la taglia orizzontalmente e un versoio che serve per capovolgere la zolla e frantumarla; posteriormente può essere dotato di stegole. Può essere sia a traino animale che meccanico, in alcuni casi dotato di ruote.
L'aratro venne inventato dai Sumeri verso il 3500 a.C. (notizia dedotta dal ritrovamento di tavole raffiguranti un aratro stilizzato), ma neanche uno si è conservato fino ai nostri giorni; in seguito dalla Mesopotamia l'aratro si diffonde anche in Europa. I primi aratri erano delle semplici costruzioni in legno con una struttura portante e un bastone verticale, trainata sul terreno per solcarlo; successivamente venne aggiunto il vomere alla struttura, non in legno bensì in ferro. Solo a partire dal '700 vennero costruiti gli aratri in metallo: il primo modello fu quello di Joseph Foljambe del 1730; nel 1830 invece comparve il primo aratro in acciaio, fatto costruire da John Deere. In seguito nacquero gli aratri con le ruote, il seggiolino, l'uso di più vomeri e l'aggiunta di uno o due animali da traino, a seconda del tipo di terreno da arare. Gli aratri moderni vengono montati direttamente su un trattore, evitando quindi l'utilizzo di animali da traino, e consentendo l'utilizzo di ben sei versoi.
Nel testo viene citato numerose volte questo attrezzo, vista l'utilità; a pagina 122 viene nominato l'Aratro Sears Roebuck della Sears, Roebuck & Co.
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